La Flora e San Bernardino

Prologo

L’ultimo racconto di questa serie trae ispirazione dalla vittoria di Giosuè Carboni a Piancastagnaio.  Successo probabilmente passato in sordina a causa degli strascichi del cappotto della Lupa di due giorni prima.  Nella città della provincia senese si corre infatti il 18 agosto ed è normale percepire l’influsso del Palio dell’Assunta appena concluso.  Ma quella di Carburo rimane un’affermazione importante nell’ottica di un Palio, non solo quello di Piancastagnaio, svincolato dalla regia dei fantini e saldamente in mano alle Contrade.  Un Palio in cui conta più la potenzialità equina dell’abilità umana.  Un Palio che non abbia paura di vedere fantini meno quotati montare grandi “motori”.

Outsider

Antonio Siri, ma non ancora Amsicora.  Anno 2010.  L’ultimo vero outsider capace di vincere sulla pista dello Stadio Mari.  Fantino giovane e fino ad allora poco conosciuto al grande pubblico, riuscirà a concludere il tris rossoblù tenendosi alle spalle nomi molto più accreditati.

Da allora sono state fatte altre scommesse. Nessuna delle quali, però, ha portato gli stessi risultati.  Ci è andata vicino San Magno nel 2014 quando, dopo tre affermazioni alla Provaccia, decise di affidare la propria giubba ad Andrea Farris: secondo posto e tanti rimpianti per la Contrada di via Berchet.  È andata peggio a San Martino quando si affidò a Sebastiano Murtas prima e ad Andrea Coghe poi nel triennio 2012–2014.  Niente finale nemmeno per Carlo Sanna nei due anni passati a San Bernardino.  Risulta difficile invece esprimere un giudizio sulla prestazione di Elias Mannucci dello scorso anno, dal momento che l’interpretazione del suo Palio meriterebbe un discorso a parte.

Come nel 2016, anche quest’anno saranno solo le Contrade dell’Oltrestazione a scommettere su fantini emergenti.  Ma se gli esiti del recente passato li indicano come vittime sacrificali, la Storia sembra suggerirci di aspettare un finale diverso.

Cabala

A Legnano il Palio come lo intendiamo oggi – con mossa e monta a pelo – arriva solo nel 1974.  Da allora il Crocione è stato assegnato per 41 volte, e nella metà dei casi la Contrada vincitrice ha raggiunto il successo con nomi fino a quel momento assenti dall’albo d’oro della manifestazione.  L’ultimo in ordine di tempo è stato Andrea Mari, che proprio l’anno scorso ha posto fine a un quadriennio di conferme.

In senso lato la definizione di outsider assunta implicitamente poc’anzi comprenderebbe tutti quei fantini che qui, sulle rive dell’Olona, non hanno, o non avevano, mai vinto.  Però è difficile pensare in questi termini a Brio o a fantini del calibro di Massimino, Canapino e Aceto, giusto per citarne alcuni del passato già piuttosto affermati prima di vincere a Legnano.  Sarebbe sbagliato anche etichettare così i vari Tittìa, Bucefalo e Cianchino.  Una sola vittoria in Piazza – questo il loro bottino all’epoca del primo sigillo legnanese – può anche essere frutto del caso, ma senza dubbio alimenta le aspettative dei contradaioli.  Depurate le statistiche dalle “prime volte” eccellenti si scopre quindi che nel 29% dei casi il Palio è andato a qualcuno di poco accreditato alla vigilia.  I numeri non sono quindi del tutto sfavorevoli ai protagonisti del nostro quarto e ultimo post sulle monte legnanesi.

La Flora ha già dato ufficialmente fiducia a Carlo Sanna, mentre a San Bernardino si viaggia a fari spenti: raffinata strategia o grande confusione?  Per ora non è dato sapere.  Si è fatto il nome di Mattia Chiavassa e su questo basiamo le nostre considerazioni, anche se gli ultimi rumors senesi farebbero salire le quotazioni di un altro nome, questa volta più legato all’ambiente senese. Ufficialità, dunque, rinviata quasi sicuramente dopo le corse al Centro Ippico La Stella del 19 marzo. Ma i precedenti parlano chiaro, e a maggio sarà molto più probabile vedere davanti a tutti la giubba rossoblù di quella biancorossa.  Vediamo perché.

Vivaio Flora

Il Sanna gode di rispetto se non altro per la capacità della Contrada del Cascinone di lavorare con fantini più quotati in Provincia che in Piazza.  Non solo il già citato Palio del 2010.  Un anno prima, nel 2009, la Contrada fece saltare il banco puntando tutto su Silvano Mulas: astro nascente nelle regolari ma azzardo vero e proprio per le corse a pelo.  Il duplice successo, a cui potrebbero essere aggiunti quelli precedenti di Valter Pusceddu, testimonia come in quegli anni la dirigenza rossoblù riuscisse a portare avanti un progetto scaltro e redditizio.  Progetto mai del tutto abbandonato neppure negli anni seguenti.  Nei sei Palii successivi La Flora continuò il rapporto con Amsicora e fece esordire ben due giovani fantini: Alessio Corda ed Elias Mannucci.  Il primo fu promosso a fantino titolare in seguito agli acciacchi del Siri a pochi giorni dalla corsa, mentre il secondo arrivò a pochi mesi dal Palio come ultimo tentativo di contrastare lo strapotere annunciato della rivale.  Nonostante questo entrambi raggiunsero la finale senza problemi.  Al netto di tutta la dietrologia dello scorso Palio, un ottimo lavoro.

Ma anche Brigante ha delle frecce al proprio arco.  La vittoria della Provaccia nel 2014 testimonia un certo feeling con la pista.  L’esordio sul tufo, o perlomeno lo spunto tra la mossa e San Martino, aveva destato buone impressioni negli addetti ai lavori.  In questo momento all’ombra della Torre del Mangia ci sono troppe prime scelte e negli ultimi Palii ha finito per recitare solo il ruolo della comparsa.  In Provincia ha iniziato ad avere le prime opportunità nel 2015, ma il 2016 lo ha visto al canapo solo a Legnano e Asti.  Per potersi candidare a nome vincente a Siena non basta crescere sotto l’ala protettrice di Gingillo, che comunque a maggio potrebbe essere un prezioso alleato.  Deve iniziare a raccogliere successi in Provincia, e l’incontro con la Contrada rossoblù potrebbe generare l’alchimia perfetta.

Mister X

Il profilo di Mattia Chiavassa è molto diverso.  Provenendo dal mondo astigiano si troverà più isolato dentro e fuori dal canapo.  Una condizione che la Contrada potrebbe sfruttare a proprio vantaggio per impostare un Palio indipendente.  Trovare un precedente che ne faccia alzare le quotazioni alla vigilia è più complesso.

Pochi ma buoni.  Si potrebbero riassumere così le presenze dei fantini astigiani in terra lombarda.  Al periodo d’oro di Truciolo ad inizio anni ’80 fece seguito l’ascesa di Martin Ballesteros, nato a Buenos Aires ma formato paliescamente nei dintorni di Asti.  La storia del Chiavassa ricorda più quest’ultimo, presentatosi all’esordio nel 1994 con solo una Provaccia corsa e un duplice successo nel Trofeo Equestre del Monferrato.  Mattia ha alle spalle una Provaccia in più (La Flora nel 2015 e Sant’Ambrogio nel 2016) e un paio di successi in Palii dal minore impatto mediatico (Mordano 2015 e Montagnana 2016).  A differenza del collega argentino gli inizi in Piazza Alfieri sono stati meno fortunati.  Mentre Martin, prese le misure alla curva del Cavallone, dopo l’esordio iniziava quasi subito a infilare quattro finali consecutive, il Chiavassa è stato costretto a scontare una squalifica per un frittatone provocato alla medesima curva.

Le suggestioni finiscono qua.  Bisogna scontrarsi con la dura realtà.  La struttura del Palio 1994 rispondeva a logiche differenti.  I nomi caldi di allora (Pesse, Cianchino, Bastiano) non erano presenti.  E neppure gli astri nascenti, Il Bufera e Massimino su tutti.  Al canapo con un vecchio Canapino, l’unico nome di spessore era Bucefalo.  Tutto infatti doveva essere apparecchiato per lui, ma una caduta nelle prove del venerdì lo relegò nelle retrovie aprendo la corsa a scenari imprevisti.  Oggi sono in troppi a esercitare un peso politico determinante per poter pensare di riaprire i giochi grazie ad un unico colpo di fortuna. Con questo scenario di monta non resta che sperare nel cavallo, che a quanto pare sembra esserci.

 

Riepilogo

Concluso il quadro delle monte, è giusto tirare un attimo le fila del discorso.  Tra le Contrade più ambiziose spicca Legnarello, che a priori sembra disporre della migliore accoppiata possibile.  Ma anche San Magno e San Domenico (in virtù delle valutazioni del post precedente) hanno carte importanti da giocare.  Purgatorio per Sant’Erasmo e La Flora, che negli ultimi anni vanno sempre considerati come clienti scomodi anche quando non si sono presentati al Palio da favoriti.  Al momento in ribasso, anche se per motivazioni differenti, le quotazioni di San Martino, Sant’Ambrogio (valutazione che fa il paio con San Domenico) e San Bernardino.