Quadro di inizio anno

Poco prima di Natale è stato reso noto il settimo nome che, salvo imprevisti, andrà a schierarsi al canapo di Legnano nell’ultima domenica di maggio.  Manca ancora un tassello per completare il puzzle, ma sembra essere solo questione di tempo perché anche l’ultima consorella ufficializzi quanto già nell’aria.  All’alba della nuova stagione paliesca non si può certo avere delle indicazioni precise di quel che sarà.  Tuttavia si possono cominciare a tracciare i contorni del quadro che andrà a delinearsi nei prossimi mesi.  Tra conferme, cambi di giubba e scommesse, le scelte fatte finora rivelano forse più di quanto si potrebbe pensare.  Diamo dunque il via a questa analisi, che abbiamo deciso di proporvi divisa in quattro puntate.  In ogni post parleremo due Contrade, unite in senso astratto da tematiche che le accomunano.

 

Legnarello e San Martino

Pronostici facili

Negli ultimi anni è bastato seguire gli spostamenti dei big per farsi un’idea del Palio che sarebbe stato: dove sono andati hanno portato un immediato successo.  Un vaticinio più efficace del tradizionale volo delle colombe il giorno della corsa.  Quest’anno però è diverso.  Brio e Tittìa, che nonostante l’exploit di Scompiglio continuano a fungere da centro di gravità per Legnano, non si sono mossi.  Servirà un approccio diverso per trovare la chiave di lettura del Palio che verrà.  O forse no.

Simili diversità

Vincere aiuta a vincere.  Non ci sono dubbi.  Non dev’essere facile individuare il nome del tuo prossimo fantino quando sono otto anni che non vai in finale, ma allo stesso tempo non è semplice neppure decidere che strada prendere dopo una vittoria a lungo attesa.  Le motivazioni per continuare sul percorso intrapreso e quelle che portano a percorrerne uno nuovo spesso si equivalgono.

Finora le premesse non permettono di cogliere il differente contesto celato dietro tali riconferme.  Per la Contrada del Sole infatti la prosecuzione con un fantino del calibro dell’Atzeni si configura come una necessità, mentre non c’è la stessa urgenza in via dei Mille.  Proviamo quindi a spiegare perché Tittìa si presenterà al canapo ancora da favorito, mentre Brio sarà (forse) il meno ambizioso di tutti.

Tittìa in pole

Dopo 24 anni di astinenza e di sperimentazioni infruttuose, nel 2015 Legnarello finalmente capisce che serve il peso politico di Giovanni Atzeni per sgomberare la strada tra la mossa e il traguardo da eventuali ostacoli.  Ed è proprio (se non solo) grazie a tale influenza che il Crocione torna nella Chiesa del Redentore.  Ma, sebbene neghino, l’urlo di liberazione è ancora lì, strozzato in gola, a causa del pasticcio legato al fotofinish fantasma.  Per questo l’anno scorso la fame del popolo giallorosso non poteva considerarsi placata e, a dispetto delle crescenti velleità di vittoria di San Martino, la dirigenza giallorossa era chiamata a recitare ugualmente un Palio da protagonista.  Avanti con il top e avanti con Tittìa quindi.  Bisogna dire che lui, da grande professionista, ha onorato la giubba fino alla fine, tirando giù mezza staccionata nel tentativo di passare uno “spigoloso” Carlo Sanna, infischiandosene del rischio di farsi male con il Palio di Provenzano a poco più di un mese di distanza.  Vera passione o teatro?  Poco importa.  Tanto è bastato al pubblico, di parte e non, per dare un giudizio positivo sulla prestazione del fantino sardo-tedesco e della Contrada del Sole.  Bene, bravi, bis!  Bis che in via Dante gli chiedono proprio quest’anno, e che viste alcune premesse potrebbe non essere utopia.

Snodo biancoblu

Veniamo adesso al Mari, anche lui chiamato a Legnano con l’obiettivo dichiarato di riportare a San Martino la Croce.  Il tutto per tutto di Capitan De Pascali per provare a portare, al suo settimo anno di reggenza, una vittoria a chi la attendeva dal 2003.  Un approccio non molto dissimile da quello che portò Tittìa alla corte di Capitan Cristiani, anche se in questo caso la scelta del fantino (come dichiarato in un’intervista a Brontolo dallo stesso De Pascali) fu subordinata a quella del cavallo.  Diverso però l’esito.  La vittoria dell’accoppiata biancoblu è stata (o almeno è sembrata essere) netta, combattuta, vibrante.  In una parola: soddisfacente.  Il rapporto tra San Martino e Brio poteva concludersi con soddisfazione reciproca: Contrada scuffiata e ad Andrea il primo successo qui a Legnano.

Invece vedremo il Mari vestito di biancoblu anche nel 2017.  Con quali ambizioni però?  Difficile che San Martino punti nuovamente alla vittoria, più probabile che voglia sfruttare il peso politico di Brio per rimanere un’interlocutrice forte e credibile nel caso ci siano torte da spartire.  Scelta logica, anche se poteva essere l’occasione per aprire un nuovo ciclo.  Magari (ma è solamente una suggestione) dando una seconda opportunità ad un outsider come Andrea Farris, che qui ha già dimostrato di trovarsi a proprio agio viste le 4 vittorie alla Provaccia (una proprio per San Martino e Capitan De Pascali) e due Palii disputati, di cui uno davvero positivo.  O Magari, ma qui vuol essere più una provocazione, affidando la giubba ad Elias Mannucci in segno di riconoscenza per il prezioso aiuto fornito in corsa l’anno passato.