Il Palio di Buti si appresta a vivere il suo quarto anno senza i purosangue, ma lo spettacolo e la competitività visti in questo primo triennio non ne stanno facendo assolutamente sentire la mancanza.  Anzi, dopo un 2019 caratterizzato da un lotto di grande qualità, il 2020 si preannuncia ancor più competitivo, incerto e combattuto.  In sella ad alcuni dei soggetti più chiacchierati della Provincia paliesca, si daranno battaglia sette fantini particolarmente agguerriti, ciascuno pronto a caratterizzare la narrazione di questo Palio, promettendo sfumature che spaziano dall’epico – se dovesse esserci la tripletta di Gavino Sanna o di San Rocco – al romantico – se tornassero al successo Lo Zedde o Angelo Cuccinella.

Addentriamoci quindi tra le pieghe di questo Palio, provando a conoscerlo meglio con l’aiuto dell’ormai consueta raffica di domande.

1. Quali potranno essere i temi del prossimo Palio di Buti?

Lo abbiamo scritto già nell’introduzione. Buti si rivela, ancora una volta, un’ottima vetrina per i migliori soggetti della Provincia. Il suo appeal, nonostante (o forse proprio grazie) si collochi al di fuori calendario classico degli appuntamenti palieschi, continua ad aumentare. Dopo le sfide tra Bomario e Bonantonio nel primo biennio mezzosangue, lo scorso anno abbiamo visto l’esperienza di Qui Pro Quo imporsi sul nutrito gruppo di giovani di belle speranze, con Ribelle da Clodia purtroppo assente dell’ultimo minuto. Il lotto 2020 ha probabilmente un livello medio più alto rispetto alla stagione passata, e propone confronti degni di nota. Il più interessante? Quello tra l’esperto Brigantes e l’emergente Vanadio da Clodia. Un altro tema caldo riguarda sicuramente le velleità di vittoria di San Rocco, che ha nel mirino una storica tripletta (finora è riuscita una sola volta, a San Francesco, tra il 1977 e il 1979). Tanta la competizione, però, per pensare sia una formalità, nonostante un’accoppiata di altissimo livello. Il terzo ed ultimo tema che vi proponiamo riguarda il ruolo di “Signore del Palio“. Come facevamo notare lo scorso anno, non sempre competere nella 3° batteria contro avversari che hanno già una corsa nelle gambe si è rivelato un vantaggio. Soprattutto in tempi recenti. L’ultima vittoria della settima estratta risale al 2013 (San Rocco con Nappa II). Riuscirà Gavino Sanna ad interrompere il trend negativo, portando Pievania in finale?

2 . Dopo il cappotto del 2019, San Rocco riparte da Voglia e Ribelle da Clodia.  Come si può leggere la mossa del Capocontrada biancorosso?

Poteva essere una stagione di transizione. Dopo aver bissato di prepotenza il successo del 2018, nessuno si sarebbe scandalizzato se San Rocco si fosse presentata al canapo con minori velleità di vittoria. A partire dall’accoppiata. Visto lo stretto rapporto tra Gavino Sanna e la Contrada biancorossa, l’approdo in Pievania di Gavineddu non stava contribuendo soltanto ad alzare vertiginosamente le quotazioni della Contrada della Pieve, ma lasciava intendere una stretta connessione tra le due dirigenze. Per non arrivare al Palio con l’etichetta dello spettatore non pagante, a San Rocco serviva un sostituto che non lasciasse trasparire alcun velo di disimpegno e ridimensionamento. Con conseguenti ripercussioni sull’entusiasmo dei propri contradaioli, prima ancora che sui commenti dell’opinione pubblica. Un torto che Eddy Leone, il più vincente Capocontrada della storia biancorossa, non si è sentito di fare al suo popolo. Quindi, per sostituire quello che più che un semplice fantino era diventato un vero e proprio figlio adottivo, ha puntato su Silvano Mulas. Con l’ingaggio di Voglia, San Rocco rilancia ulteriormente – se possibile – le proprie ambizioni in vista di domenica. Una mossa raffinata ed elegante, che ricorda per certi versi quella di uno storico Capitano della Selva. Nel luglio dell’82, Roberto Marini si mise al riparo dalle critiche per aver lasciato andare in Torre un Bastiano all’apice del successo, ingaggiando Aceto, fantino di primissimo livello e storicamente legato all’Oca. Forse è azzardato paragonare un Capocontrada butese ad un’icona paliesca di tale caratura, ma in questi 8 anni Eddy Leone si è dimostrato degno quantomeno dell’accostamento. In fin dei conti crediamo sia difficile puntare al tris, ma con quest’accoppiata San Rocco si tiene aperto ogni possibile scenario.

3. Detto dei bi-campioni uscenti, tra le sei rivali chi si è mossa meglio in vista di domenica?

La domanda è sempre interessante, qualunque sia il contesto in cui viene posta. Non esiste una risposta univoca, capace di far convergere tutti sulle medesime posizioni. Anche perché le si può dare un senso relativo o assoluto, perciò è importante fare delle premesse. Le due finaliste sconfitte dell’anno passato, Ascensione e Pievania, erano quelle obbligate a cambiare meno, vista l’affidabilità di Umatilla per i neroverdi e le potenzialità mostrate da Violenta da Clodia, nonostante le tre batterie (e mezza) corse, per gli azzurrocrociati. Servivano solo dei piccoli aggiustamenti, per provare a migliorarsi senza andare fuori giri. In quest’ottica la presa più convincente è sicuramente quella di Pievania, che con Gavino si assicura un interprete di primissimo livello, non solo nel contesto butese. Probabilmente la tessera che mancava alla dirigenza della Pieve per riportare il Palio in Contrada. Tra le deluse dell’anno passato, chi a nostro avviso avrebbe dovuto migliorarsi di più erano San Nicolao e San Michele. E proprio queste due Contrade hanno fatto, in senso relativo, l’upgrade maggiore. San Nicolao, scottata dai recenti successi della rivale, si è assicurata Vanadio da Clodia, il motore più interessante del lotto. San Michele invece, costruendo con Brigantes e Cuccinella un’accoppiata tutta esperienza, entra di diritto nel novero delle grandi favorite.

4. Oltre al ritorno di Angelo Cuccinella, un’altro ingaggio ha contribuito ad accrescere l’hype attorno al primo appuntamento della stagione paliesca. Cosa ci aspettiamo da Virginio Zedde?

Un paio d’anni fa, proprio a Buti, poco prima del Palio, il maggiore dei fratelli Zedde rilasciò un intervista ad Eleonora Mainò per il format “di corse, cavalli e fantini”. Cinque minuti culto per gli addetti ai lavori, che solo il limitato interesse del pubblico nazionale verso il Palio ha impedito di trasformarsi in qualcosa di virale. Un tormentone sulla scorta del “un po’ di f**a qua?“, proferito a metà anni ’90 da un incauto appassionato di motori e ribattuto dalla Gialappa’s tanto da diventare un tormentone. O qualcosa alla stregua dei monologhi sgarbiani, esagerati, surreali e divertenti allo stesso tempo. Insomma, uno spezzone da vedere e rivedere quando si è giù di morale, per farsi tornare il sorriso. In quel momento Virginio è ai margini della galassia paliesca ormai da parecchi anni. Difficile capire dove finiscano le sue colpe ed inizi la miopia delle dirigenze in giro per l’Italia. Una sola certezza, su cui tutti sono concordi da sempre. Quelle di Virginio sono tra le mani più educate che si siano viste in questo ambiente. Peccato ci siano sempre dei “ma” a completare la frase. Un talento cristallino mai del tutto espresso, che domenica può prendersi una rivincita. Infatti, nonostante nell’intervista dica a più riprese di sentirsi superiore alla maggior parte dei fantini di oggi, nessuno avrebbe pensato di assistere davvero al confronto diretto. In un contesto così competitivo poi. Vanadio finora ha impressionato in ippodromo, ma deve ancora dimostrare di essere in grado di spostare equilibri anche in Provincia, anche se l’esordio astigiano di settembre è stato positivo. Sul tracciato butese avrà la possibilità di scaricare tutta la sua potenza e Lo Zedde può essere davvero il giusto interprete, con il suo mix di esperienza e qualità. Le incognite sono sulla sua tenuta fisica e mentale, ma se una Contrada motivata – come lo è San Nicolao quest’anno – ha deciso di puntarci, sicuramente avrà avuto garanzie in tal senso. Aspettative alte, quindi, e non solo per i possibili risvolti romantici che potrebbe avere un suo ritorno alla vittoria.

5. San Francesco dopo la delusione degli ultimi anni riparte a fari spenti. Inserito in una batteria molto complicata, quante possibilità ha di raggiungere la finale?

Iniziamo con lo spiegare la ragioni che ci fanno credere che San Francesco si stia avvicinando all’appuntamento di domenica a fari spenti. Le prime sono prettamente mediatiche. Perso Ribelle da Clodia dopo esser stati i primi ad averci scommesso (al canapo nel 2018, costretto a dare forfait ad un giorno dal Palio nel 2019), per tornare in alto nella griglia di partenza del prossimo Palio, i gialloneri avrebbero dovuto presentarsi con un nome di grande impatto. Invece la dirigenza riparte da Vankook, soggetto abbastanza interessante da emergere rispetto alla media, ma non in grado di suscitare le aspettative del suo predecessore. Il cavallo di scuderia Carboni non può infatti essere iscritto né al novero dei cavalli esperti (come Brigantes) né a quello dei giovani di grande prospettiva (Vanadio e lo stesso Ribelle). In sella, fiducia confermata a Cristiano Di Stasio, ritenuto incolpevole dell’esito negativo di un anno fa. Il ragazzo romano ha esperienza sul tracciato butese, dove ha raggiunto più volte la finale. Finora però gli è mancato lo spunto per centrare la vittoria. In un Palio che vede al via ben 5 fantini su 7 con almeno una vittoria in carriera a Buti, questo è un ulteriore dettaglio che abbassa le quotazioni – alla vigilia – di San Francesco. Sbagliato darli per spacciati però. Nonostante siano inseriti in una batteria complicata, sia per l’alto livello dei soggetti in campo sia per la voglia di riscatto delle Contrade presenti, i gialloneri si giocheranno le proprie. Di Stasio deve però essere perfetto fin dalla caduta del canapo, e poi pennellare tutte le traiettorie per i lunghi 700 metri che lo separano dal traguardo. Difficile altrimenti tenere testa a Brigantes e Vanadio.

6. Ascensione e La Croce, inserite in 1° batteria con San Rocco, dovranno gareggiare per il 2° posto, oppure hanno le carte in regola per sovvertire i pronostici?

Ascensione, ottima seconda lo scorso anno, era con Pievania la Contrada con le minori necessità di intervenire sul mercato. Ma, mentre l’upgrade degli azzurrocrociati è evidente, avendo ingaggiato il vincitore degli ultimi due Palii, quello dei neroverdi lo è meno. La dirigenza di Ascensione deve essere rimasta soddisfatta delle due finali consecutive raggiunte da Fenu (in uscita proprio da Pievania), che finora a Buti ha dimostrato una maturità e una costanza di risultati che nel resto della Provincia si sono visti solo a tratti. Si interrompe così l’esperimento (positivo) con Monteriso. L’esperto fantino di casa – all’esordio – ha finito per pagare l’inesperienza alla mossa, concedendo a San Rocco quella manciata di metri risultati poi decisivi al traguardo. Con questo cambio, Ascensione perde le mani e l’esperienza di Monteriso, ma guadagna sicuramente un fantino più abituato al gioco del Palio. Aspettiamo il verdetto della pista per dire se il bilancio sarà positivo. Simone troverà in Umatilla,una valida e rapida alleata che, soprattutto in batteria, potrà creare seri grattacapi alle rivali. Serve però il miglior Fenu per entrare in finale dalla porta principale. Discorso diverso per La Croce che, dopo l’esperienza con Michel Putzu, torna da chi le ha regalato l’ultimo successo. Alessandro Fiori, un jockey prestato al Palio ma non alla Provincia, è chiamato a tirar fuori Tiepolo dall’anonimato in cui sta lentamente scivolando. Dopo la prepotente affermazione a Fucecchio nel 2017, il soggetto della Scuderia Fioravanti non ha più saputo ripetersi. Nemmeno a Buti lo scorso anno, terzo di un soffio in batteria dietro a Qui Pro Quo e Umatilla. Quindi in parte giustificato. Lo scorso anno ci credevamo parecchio, e anche per essere rimasti scottati, quest’anno lo lasciamo un passo indietro rispetto agli altri, ben contenti però di essere smentiti dalla prestazione in corsa. Per concludere, San Rocco non avrà vita facile, ma senza intoppi pensiamo sia superiore alle altre due accoppiate.

7. Prima di salutarci, via con il pronostico secco…

Allora, visto che lo scorso anno è andata particolarmente bene, riproviamoci con fiducia anche quest’anno. Nonostante tutto, vediamo una finale con San Rocco (dalla 1° batteria) e San Michele (dalla 2°). Crediamo nell’accoppiata più interessante, quella formata da Voglia e Ribelle, e nel valore dell’esperienza, come dimostrato lo scorso anno dal successo di Qui Pro Quo. Dalla batteria di recupero pensiamo invece possa uscire vincitrice Pievania, con un Gavino Sanna finalmente capace di far rendere al meglio i favori del sorteggio. Fosse così composta la finale, il nostro solito euro andrebbe – nuovamente e contro ogni logica – di nuovo su San Rocco. Dopo quarant’anni, Buti è pronta ad un nuovo tris. In alternativa potrebbe essere quello personalissimo di Gavino Sanna…