Buti, gennaio 2019. Umatilla è costretta a inchinarsi all’esperienza di Qui Pro Quo e al mestiere di Gavino Sanna. Le mani di Monteriso non sono bastate. Anche qui, sulla strada che porta al monte Serra, la mossa conta. Parecchio.

Buti, gennaio 2020. Alla vigilia del Palio, in virtù del risultato di un anno prima, avremmo dovuto indicare Umatilla come favorita. Invece no. Ci siamo (noi per primi, ma non crediamo di essere i soli) lasciati abbagliare dalle luci della galassia da Clodia e dall’esperienza di Brigantes. Come se la “signorina” di casa Atzeni non avesse dimostrato, con due corse di altissimo livello nel passato, di essere all’altezza del Palio invernale.

Anche l’arrivo di Simone Fenu è stato accolto con eccessiva freddezza. Non avrà le mani di Monteriso o del Mulas, i risultati di Gavino, o l’esperienza di Cuccinella, ma in lui si poteva già intravedere il giusto mix tra tecnica ippica e malizia paliesca. Probabilmente quello che era mancato ai neroverdi in questi anni per tornare alla vittoria.

Il primo Palio della stagione ha ribadito quanto è importante l’equilibrio quando si vuole costruire un’accoppiata vincente. Troppo spesso ci lasciamo distrarre dai valori assoluti, senza prestare attenzione alla loro applicabilità e funzionalità in relazione al particolare contesto. A qualsiasi latitudine.

Quindi grazie Umatilla, e grazie Simone, per avercelo ricordato. Ma soprattutto complimenti ad Ascensione per aver costruito un’accoppiata così normale ma così vincente.